di Chiara Mineo
Che le risorse naturali del Congo abbiano contribuito a colorare l’economia mondiale è abbastanza risaputo. Dalle palle da biliardo, passando per pneumatici e bossoli, fino alla bomba atomica e al telefonino. Ma questo ritornello puramente utilitario mi sembrava troppo limitato e banale, come se il Congo, questo paese bello e potente, fosse solo la dispensa del mondo, come se, al di là delle sue materie prime, non avesse contribuito molto alla Storia. Come se il sottosuolo fosse importante per tutta l’umanità, mentre la sua storia restasse un affare meramente interno, pervasa da innumerevoli sogni e ombre.Come tutte le recensioni che si rispettino, parto già mettendo le mani avanti: non era questo il libro che avevo pianificato di recensire quando, qualche settimana fa, stavo vagliando tra i titoli della mia libreria quello più adatto per essere raccontato.
Non era questo il libro, eppure appena l’ho finito non ho potuto fare a meno di parlarne con chiunque mi capitasse a tiro, o di invadere le chat di whatsapp di tutti i miei amici invitandoli alla lettura, pertanto l’esigenza di parlarne si è tramutata in urgenza di recensirlo. Altro disclaimer fondamentale è il fatto che questo libro l’ho ascoltato: ebbene sì, attirata dalle numerose piattaforme esistenti e curiosa di sperimentare una nuova forma di fruizione di contenuti, mi sono iscritta ad una di queste e dopo qualche tentativo più breve mi sono lanciata nell’ascolto di oltre 29 ore di una storia bellissima, cullata dalla voce di Roberto Alinghieri.
Chiunque sia stato un bambino nei primi anni ’90 ha avuto almeno una piccola infarinatura di audiolibri, che ai tempi si ascoltavano sulle cassette, quindi di sicuro il mio approccio poco reticente a questa esperienza affonda le radici nei precedenti d’infanzia, eppure mi sento di consigliare fortemente l’esperienza a chiunque si trovi nella condizione di avere tempo per ascoltare ma non tempo per leggere. L’ascolto di Congo, in particolare, mi ha guidato in questo viaggio totalizzante nelle atmosfere umide e afose dell’Africa Centrale, alla scoperta delle vicende di un paese grande, martoriato e dimenticato. La lettura di questo libro è un’esperienza completamente immersiva: sarà che le ore per completarlo sono più di 29 (il cartaceo, in effetti sfiora le 700 pagine), sarà che la voce narrante (sia quella dell’autore che quella del lettore) lo trasforma proprio in un racconto, ma si ha proprio l’impressione di ascoltare l’anziano di un villaggio che ripercorre la sua vita e passa il testimone ai giovani ascoltatori, ove l’anziano è il Congo stesso che ripercorre la sua Storia e la narra a noi occidentali pigri, che moltissimo ignoriamo la storia del continente africano se non per sporadiche eccezioni e in caso di approfondimenti per lo più destinati agli studi universitari.
Eppure la storia del Congo è la Storia stessa: il libro prende le mosse dalla geografia, e dal fiume stesso che da il nome a questo stato, per poi inquadrare le vicissitudini politiche che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo di una delle aree più grandi di foresta equatoriale del mondo, un paese così variegato (montagne, colline, laghi e vulcani) e ricco di risorse naturali (cobalto, rame, diamanti, coltan, solo per citarne alcuni) da sembrare destinato ad un luminoso futuro di sviluppo e floridità. Proprio la ricchezza e la posizione hanno fatto del Congo il territorio ideale per gli insediamenti preistorici (ritrovati fossili hanno dimostrato che quest’area era popolata già 80.000 anni fa) e per i primi sogni coloniali europei, e infatti Reybrouck entra nel vivo della narrazione a partire dalle prime timide esplorazioni portoghesi guidate da Alvise Cadamosto e soprattutto con il consolidamento del dominio belga e la nascita dello Stato libero del Congo.
Lo stile narrativo di Reybrouck, oltre chiaramente all’oggetto del suo studio che non può che affascinare il profano che vi si avvicina le prime volte, è il punto forte del libro: una sapiente combinazione di reportage, interviste, trattato storico, saggio, produce un volume che – nonostante la sua “consistenza”, sia fisica che contenutistica – non risulta mai pesante o ridondante; il lettore non è mai affaticato dal racconto storico, che inevitabilmente domina le pagine di Congo, ma anzi è catturato da un punto di vista che trascina all’interno dello Stato, all’interno delle lotte, all’interno delle rivoluzioni, all’interno di un Paese che merita da ogni punto di vista di essere al centro della politica globale, e la cui storia – nonostante tutto – sembra relegata ad una conoscenza specialistica, o per lo meno il racconto di essa. Tale riflessione, per l’appunto, è ciò che più di altre ha caratterizzato la lettura del libro: a voler ampliare la prospettiva, peraltro, la considerazione potrebbe allargarsi alla percezione che ognuno di noi ha del resto del mondo, e al ruolo – nel costruire questa percezione – che hanno l’insegnamento della Storia, della Geografia e Geopolitica, della Letteratura, dell’Arte (prima) e dei media (poi). La storia del Congo non è solo la storia di un paese, ma anche la storia di come noi occidentali conosciamo e consideriamo il cosiddetto “Terzo mondo”, di come lo percepiamo e di quanto difficilmente lo dimentichiamo nell’asset globale, imbottiti esclusivamente delle immagini di povertà, di guerra e di solidarietà internazionale. La stessa toponomastica, apparentemente trascurabile in un contesto europeo se non in caso di meritevoli eccezioni (per esempio l’ultimo conflitto Jugoslavo), è materia fondamentale per comprendere la storia, la geografia e la demografia congolese, una nazione che ha cambiato così tante volte nome, forma e governo da non riconoscersi più ai propri occhi, e da affaticarsi ogni giorno nel tentativo di costruirsi (o ri-costruirsi) un’identità. David Van Reybrouck, dal suo punto di vista di belga legato a doppio filo al Congo (leggiamo, infatti, che il padre dell’autore negli anni ’60 aveva lavorato per cinque anni nella Repubblica Democratica del Congo come ingegnere ferroviario per la Compagnie du chemin de fer du bas-Congo au Katanga a Likasi), in qualche modo si “sdebita” delle radici dei colonizzatori del passato regalandoci un lungo viaggio nel tempo nello spazio alla scoperta di un paese lontano, e colma i nostri vuoti e i buchi sulle nostre cartine geografiche con una prosa puntuale ma mai affannosa, facendoci immaginare profumi e paesaggi remoti, facendoci tremare con l’orrore e la crudezza dei conflitti, facendoci appassionare ai sogni della politica acerba di una nazione che nasce.
Dalle lunghe anse limacciose del fiume Congo fino alla metropoli di Guangzhou, Reybrouck ci insegna che la storia del Congo è la storia del mondo e dell’uomo stesso.
VOTO: 5/5
Qualche informazione utile...
TITOLO ORIGINALE: Congo: The Epic History of a People
CASA EDITRICE: Feltrinelli
ANNO EDIZIONE: 2016
PAGINE: 669
PREZZO: 14,25 €
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