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Attraversare i muri. Un’autobiografia | Marina Abramovich

di Chiara Mineo



Come nella roulette russa, sono in gioco il coraggio, l'idiozia, la disperazione e le tenebre: un perfetto gioco slavo.

Inaugurare un blog di lettura con un’autobiografia può apparire una scelta azzardata, e in effetti mi sono chiesta quanto potesse risultare accattivante consigliare un libro che parla della vita di un altro. Io per prima mi domandavo: perché leggere un’autobiografia? Perché potrebbe essere interessante leggere una storia di sé raccontata in prima persona, e quindi per forza di cose parziale, limitata, interpolata?


Il libro scritto da Marina Abramovich spazza via ampiamente tutte le riserve che si possono riporre in questo genere letterario poco battuto, e lo fa principalmente grazie a due elementi importanti: il primo è la storia spicciola della sua vita – quanto di più lontano esistente dal banale o dall’ordinario, il secondo è la forte componente emotiva che travolge il lettore e che, forse, è il pregio più grande di questo libro. Senza dilungarsi troppo nei dettagli, la trama si snoda ripercorrendo – in maniera incredibilmente lineare – la vita dell’artista in senso stretto, concentrandosi con dovizia di particolari sulla Marina artista e sulla sua nascita ed evoluzione nel mondo dell’arte. Se ormai la Abramovich è diventata il volto ormai a tutti noto della performance art e la paladina dell’esperienza emotiva artistica, tuttavia moltissimi particolari della sua vita e della sua infanzia vengono raccontati senza omissioni o edulcorazioni, in una Belgrado che in maniera inevitabile intreccia la propria storia a quella della giovane artista, fornendole un imprinting che la marchierà per sempre. Il titolo stesso dell’opera fa riferimento ad una frase che la mamma di Marina le ripeteva con riferimento all’educazione dei veri comunisti che “dovevano avere una determinazione capace di farli passare attraverso i muri – una determinazione spartana”: se per affrontare le cose bisogna attraversarle, allora la Abramovich decide di passare attraverso tutti i muri che le si pongono davanti.


Tra i viaggi per il mondo, gli amori e i matrimoni, la casa ad Amsterdam e quella a New York, la lunga storia con Ulay, questo libro è un’occasione per imparare a capire la performance art e per conoscere meglio la storia di Marina, la gloria e i fallimenti, la forza e la debolezza. Rhytm 0, Thomas Lips, Imponderabilia, The artisti is present, sono solo nomi per alcuni, e per altri deboli ricordi di filmati o notizie trasmessi in televisione nei cinque minuti dedicati all’arte di uno speciale pomeridiano, eppure anche a distanza di quasi cinquant’anni non perdono la potenza e la carica dell’azione, della volontà, del sentimento che la Abramovich ha messo nel realizzare la sua arte. Anche in tal senso ho trovato bellissimo, e mi sento di consigliarlo fortemente, cercare i video o le foto – ove reperibili – delle sue performances mentre procedevo nella lettura, quando venivano menzionate: è stata un’immersione plurisensoriale nel suo racconto, e forse la chiave più completa per leggere le sue parole.


Se si pensa infatti alla vita stessa di Marina come la più grande e ambiziosa performance che sta mettendo in atto, allora il libro disvela nuovi significati, e si rivela una sorta di manuale per permetterci di comprenderla, una chiave di lettura meno banale e acritica. E dunque, in quest’ottica si comprende il pregio di questo volume, un’autobiografia che non potrebbe essere nient’altro, perché anche in questo caso “l’artista è presente” e non delega a nessun altro il compito di raccontarsi: l’assenza di oggettività nel racconto di una vita qua diventa forza e sentimento, ed è esattamente ciò che Marina sente come urgenza e vuole comunicare con la sua arte. L’empatia, nel senso strettamente etimologico del coinvolgimento mediante immedesimazione, è ciò che contraddistingue la performance art e l’obiettivo di Marina Abramovich, che in questo senso non risparmia nulla di sé stessa e offre – a volte letteralmente – in pasto al suo pubblico il suo corpo (Rhytm 10), i suoi sentimenti (Rest Energy), la sua storia (Freeing The Memory), la sua vita (The Abramovic Method). L’arte passa da una mera fruizione individuale “statica” (possiamo definirla 1.0) ad un coinvolgimento attivo, partecipato, personale (2.0).


Da questa storia straordinaria emerge una Marina monumentale, continuamente in movimento e sempre alla ricerca di sé e degli altri senza timore di rischiare, di soffrire, di rinunciare a qualcosa per limiti fisici o mentali (da qui poi potrebbe partire uno studio parallelo sulle sue esperienze sciamaniche e filosofiche, ma questa è un’altra storia): eppure nulla di tutto ciò toglie umanità alla sua figura che non nasconde le sue fragilità, i dubbi, le debolezze. C’è un passaggio nel libro che, a tal proposito, trovo interessante condividere, anche perché a mio avviso condensa in pochi passaggi tutta la contraddizione che emerge nella vita di tutti e che è amplificata in quella di alcune persone speciali, straordinarie per certi versi e delicate per altri:

Mi rendo conto che è un tema a cui ritorno costantemente: cerco sempre di dimostrare a tutti che posso farcela da sola, che posso uscirne intera, che non ho bisogno di nessuno. E anche questa è una maledizione, in un certo senso, perché sono sempre occupata a fare cose – a volte troppe – e perché spesso sono stata lasciata sola (come in un certo senso desideravo) e senza amore.”

 

VOTO: 5/5

Qualche informazione utile…

Titolo originale: Walk Through Walls. A Memoir

Casa editrice: Bompiani

Anno di edizione: 2016

Pagine: 411

Prezzo: 13 €

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