top of page

Armi, acciaio e malattie | Jared Diamond

di Andrea Colombo



Non è che un bel mare di spighe dorate sia l’ammirevole prodotto dell’ingegno superiore dei primi contadini eurasiatici. Il merito è tutto dell’orientamento dell’asse principale dei continenti. Attorno a questi assi girarono le fortune della storia.


Alcuni libri sembrano inseguirti per molto tempo. Mi parlarono di questo Armi, acciaio e malattie – breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni svariati anni or sono, in un periodo in cui probabilmente mi intimoriva ancora addentrarmi nella lettura di saggi che avessero l’obiettivo di dare una spiegazione del mondo come lo conosciamo. Mi ricapitò tra le mani all’inizio della mia attività come educatore a scuola, curiosamente presente tra i polverosi scaffali di un istituto superiore: bocciato anche quella volta. Alcuni mesi fa, ecco comparire ancora questo titolo tra la lista di testi disponibili per un esame universitario: era l’occasione buona per soddisfare la mia recondita curiosità.


Armi, acciaio e malattie non è un libro. È un compendio del sapere umano, un saggio onnicomprensivo sulla nostra storia su questo pianeta. Jared Diamond, l’autore, è quanto di più somigliante possa esistere al concetto etereo di Wikipedia o enciclopedia vivente: biologo, fisiologo, ornitologo, antropologo, geografo, scrittore. Più che un uomo, un circolo culturale. Con l’indiscusso merito di condensare in un libro i più disparati concetti toccando svariate discipline con un linguaggio semplice, accattivante e persino ironico. Niente di più distante da tomi universitari scritti da vecchie cariatidi per dare sfoggio delle proprie conoscenze.

Diamond articola il suo discorso partendo da una domanda estremamente semplice che un indigeno della Nuova Guinea gli pose nel lontano 1972: “Come mai voi bianchi avete tutto questo cargo (cioè risorse), mentre noi neri ne abbiamo così poco?”. Una domanda che abbracciava milioni di anni di storia umana, una domanda che richiedeva una risposta complessa, che ancora oggi risulta incompleta.


Da questo punto di partenza Diamond ricostruisce un’appassionante storia dell’umanità, a partire dalle migrazioni di Homo Sapiens dal Corno d’Africa per arrivare fino ai giorni nostri. L’assunto di base è semplice: negando ogni pensiero razzista o di presunte superiorità etniche, l’autore cerca di dimostrare che la storia umana è fondamentalmente frutto del caso e dell’ambiente naturale presente nelle varie parti del globo: disponibilità di piante e animali da domesticare e orientamento dei continenti hanno giocato un ruolo decisivo nell’evoluzione della nostra specie e nello sviluppo delle competenze. Lungi dal proporre concetti astrusi o eccessivamente complessi, Diamond illustra il suo ragionamento con parole semplici e coinvolgenti, senza mancare di mettersi nei panni di una mandorla o di qualche malcapitato marsupiale dalla dubbia esistenza, fino a informare il lettore che il melone bianco africano cresce solo nelle zone di defecazione dell’oritteropo, sfruttando il sistema digerente del simpatico mammifero come vettore dei propri semi. Attraverso questa disamina Diamond arriva a rispondere a un’altra domanda centrale del suo ragionamento: perché le grandi civiltà nascono proprio nella Mezzaluna Fertile? Tutti conosciamo l’importanza dei fiumi Tigri ed Eufrate per lo sviluppo di Sumeri, Assiri e Babilonesi, ma perché proprio in Mesopotamia? Perché non un popolo in Nuova Guinea, nelle pampas argentine o nella valle del Limpopo?


Le condizioni ambientali hanno poi permesso lo sviluppo dei tre elementi chiave che hanno fatto la fortuna dei popoli europei: le armi, l’acciaio e le malattie. Con un salto temporale Diamond ci porta dunque nei vari angoli del globo dove queste tecnologie hanno portato al successo i popoli considerati più avanzati, con un’attenzione particolare alla conquista dell’America, avvenuta a causa delle particolari condizioni ambientali del continente, delle armi spagnole e delle malattie europee come il vaiolo, divenuto pandemico nonostante l’assenza di antenne 5G o di antenati aztechi di Bill Gates.

Diamond termina la sua analisi con la descrizione di cinque particolari contesti del mondo contemporaneo, estremamente differenti ed eterogenei non tanto per il codice genetico dei popoli che vi ci abitano ma per le conseguenze di tredicimila anni di storia.

Personalmente ho trovato questo libro estremamente coinvolgente e di facile lettura. A prima vista può scoraggiare il lettore, non tanto per la mole delle pagine ma per il carattere di stampa veramente minuscolo (i presbiti si armino di un buon paio di occhiali!), tuttavia le molte discipline trattate, dalla biologia molecolare all’antropologia, dalla storia all’archeologia, hanno un’impostazione estremamente discorsiva e accessibile a tutti. A parte un paio di digressioni forse eccessivamente tecniche, la lettura scorre fluida, grazie anche alla presenza di molti capitoli non eccessivamente lunghi, cosa che facilita notevolmente la fruizione dei concetti.


L’ampia trattazione relativa alle malattie, scaturite dal salto di specie da animale a uomo a seguito della domesticazione degli stessi, è anche estremamente attuale per comprendere le dinamiche che proprio quest’anno stanno caratterizzando il nostro pianeta, con buona pace di coloro che non credono alla teoria del virus di origine animale. Diamond ci mette a conoscenza di un considerevole numero di microorganismi poco cordiali che non vedono l’ora di far fuori l’essere umano già presenti in ogni angolo del globo e già monitorati dall’OMS, per ricordarci che non siamo i padroni del mondo ma degli ospiti la cui sopravvivenza è a volte frutto di condizioni totalmente aleatorie.

Una lettura non certo immediata ma accessibile a tutti coloro che vogliano delle risposte semplici alle grandi domande sull’evoluzione della nostra specie.




 

VOTO: 5/5


Qualche informazione utile…

Titolo originale: Guns, germs and steel. The Fates of Human Societies

Casa editrice: Einaudi

Anno di edizione: 2020

Pagine: 378

Prezzo: 14,00 €

Post recenti

Mostra tutti

Commentaires


bottom of page