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La frontiera | Alessandro Leogrande

di Chiara Mineo



Spesso l’ingresso nel mondo degli adulti, la scoperta della morte, dei saliscendi della vita, avviene nei viaggi.


È con spirito provocatorio che ho deciso, questa volta, di accostare la citazione al libro consigliato: la provocazione, si vedrà, nasce dalle strizzatine d’occhio che spesso circondano le discussioni legate al fenomeno migratorio in Italia, che il sentire comune relega ad affare di esclusivo interesse di terzomondisti, buonisti, operatori di ONG e al massimo qualche studente di scienze politiche.

Anche la persona più attenta, informata, inserita nella realtà in cui vive, tuttavia, spesso è sprovvista di nozioni di base per capire tale fenomeno o per lo meno per comprenderlo nei suoi caratteri generali.


È per tutti questi motivi, e molti altri, che considero La Frontiera un testo base per essere persone coscienti e presenti a questo mondo, una lettura obbligatoria senza essere un trattato o un libro di testo per esperti della materia.

Leogrande riesce con abile maestria a comporre un volume che unisce i tratti del reportage con quelli narrativi del romanzo e tratti di cronaca con quelli della riflessione personale: questa ibridazione funziona benissimo, ed è in ciò che risiede la sua forza, nella capacità di coinvolgere il lettore offrendo dei contenuti potenti attraverso la possibilità di una lettura scorrevole.


Senza dilungarsi nei dettagli di quanto raccontato, è opportuno precisare che il libro è stato pubblicato nel 2015 e scritto per lo più nel 2013 e 2014, pertanto lo spaccato su cui ci fa aprire gli occhi è molto cambiato ora, a livello politico, geografico, giuridico: il punto di vista di Leogrande prende simbolicamente le mosse dalla tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, nella quale vi furono 368 morti accertati e circa 20 dispersi presunti, evento che scosse le coscienze e diede il via alla celebre operazione Mare Nostrum, ossia una missione militare e umanitaria gestita esclusivamente a livello nazionale che aveva come obiettivo il pattugliamento dei flussi migratori prevalentemente provenienti da Libia ed Egitto e la prevenzione di eventi tragici come quello del 3 ottobre.

A questa operazione poi seguiranno prima l’operazione Triton (dal febbraio 2014) gestita dall’agenzia Frontex, con un programma (questa volta di matrice UE) di controllo delle frontiere e soccorso ai migranti, e successivamente le operazioni Sophia e Themis (dall’1 febbraio 2018) cui poi si affiancherà l’intervento delle diverse ONG presenti nel Mar Mediterraneo e note ai più per essere assurte agli onori delle cronache nazionali.


Ma non è la geopolitica che interessa (esclusivamente) Leogrande, il quale per primo cerca di offrire risposte semplici alle domande basilari che chiunque dovrebbe porsi di fronte ai fenomeni migratori: Chi sono? Da dove provengono? Perché migrano?

E dunque ecco l’immersione, se pur rapida, nella storica crisi dei paesi Subsahariani, nella dissoluzione del Corno d’Africa e nell’orrore delle carceri e delle città libiche, prima che ancora qualcuno osasse dubitare della Libia come porto sicuro.

Eccoci di fronte ai dissidi tra Eritrea ed Etiopia, antico retaggio derivante dall’esperienza coloniale italiana su cui siamo così poco pronti ad assumerci responsabilità.

Ecco l’immersione nei centri di accoglienza di Lesbo e della politica greca alle prese con il fenomeno di Alba Dorata. Ecco la “fantomatica” rotta balcanica che potrebbe sembrare il tragitto dell’Orient Express e invece altro non è che un’estenuante marcia attraverso decine di paesi (partendo fin dalla Siria, dall’Afganistan,…) compiuta anche da bambini piccolissimi, mossi solo dalla disperazione e dalla speranza.


Ma non c’è solo sconforto, bensì piccoli fraseggi di umanità sparsi nel tempo e nelle pagine, brevi squarci di luce, racconti, a ricordarci che poco (o forse niente) della vita è netto, ma l’umanità si muove nelle infinite sfumature tra il bianco e il nero.

Di migrazione si parla sempre in termini di disagio, di problema, di sicurezza, di “ripartizione di quote” come se si trattasse di pura astrazione eppure, è retorico ma necessario rammentarlo, i protagonisti sono sempre uomini, persone, persino bambini; e Leogrande è bravissimo nel ricordarcelo: le storie che si intrecciano nel corso del libro sono la lente di ingrandimento che disegna i volti a fenomeni storici, e in questo modo si elevano al rango di storie di una società, di una comunità, di un popolo intero.

Le piccole vicende collettive si uniscono per far parte di una storia corale, che a sua volta si dissolve di nuovo in migliaia di racconti individuali che hanno il pregio di farci ricordare di esercitare il raro dono dell’empatia.


A questo punto viene spontaneo chiedersi: che cos’è la Frontiera? Cos’è che separa un uomo da un altro?

L’autore sostiene che esista qualcosa, una sorta di linea di demarcazione, eppure è sfumata e indefinibile, forse non un luogo fisico ma uno spazio di riflessione:


Una linea fatta di infiniti punti, infiniti nodi, infiniti attraversamenti. Ogni punto una storia, ogni nodo un pugno di esistenza. Ogni attraversamento una crepa che si apre. È la Frontiera. Non è un luogo preciso, piuttosto la moltiplicazione di una serie di luoghi in perenne mutamento, che coincidono con la possibilità di finire da una parte o rimanere nell’altra.

L’analisi degli elementi storici, geopolitici, culturali del fenomeno, la raccolta di esperienze e storie, sono l’occasione per Leogrande – e noi con lui - di riflettere sul senso della migrazione, sul significato che ha un processo che, per quanto lo si dipinga come emergenziale, di fatto è strutturale alla società umana fin dai suoi albori, e forse è caratteristica pura della spinta ad evolvere.

Il cambiamento, e il movimento fisico e mentale che è sotteso ad esso, è lo sforzo che ci spinge verso l’ignoto e l’appiglio per sopravvivere, il motore alimentato da paura, dolori, ma anche speranza e sogni. Leogrande scrive che “attraversare mezzo mondo per ritrovarsi in Europa non è solo un fatto geografico […]. Ha a che fare innanzitutto con sé stessi. Saltare i muri è innanzitutto un’esperienza individuale.”

La frontiera è metafora della vita e sintesi della vita; è qualcosa che corre sempre nel mezzo.


Di qua c’è il mondo di prima. Di là c’è quello che deve ancora venire, e che forse non arriverà mai.


 

VOTO: 5/5


Qualche informazione utile...

Casa editrice: Feltrinelli editore

Anno di edizione: 2017

Pagine: 320

Prezzo: 10 €


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