di Chiara Mineo
“Shura, come può esserci stata una tale affinità tra di noi, un legame così fin dall'inizio?” “Non si tratta di affinità, né di un legame.” “No? Come lo chiameresti, allora?” "Comunione.”
Rientrati dalle vacanze? Finita l'estate? Siamo pronti a inaugurare la stagione autunnale facendovi catapultare nella fredda Leningrado del 1941, dove la Guerra Mondiale è presente ed eppur lontana, soprattutto per chi vive l'adolescenza tra gelati al caramello e passeggiate attorno alla Cattedrale di Sant'Isacco. Tatiana e Dasha sono due sorelle che vivono nella Russia comunista degli anni '40, nel piccolo appartamentino che il partito concede alla loro famiglia, in una costante costrizione di privazione degli spazi e compressione dell'individualità in linea con l'indottrinamento ideologico e culturale che investe il popolo russo da svariati decenni. Eppure sono due ragazze come potrei esserlo io che scrivo e voi che leggete, e la giovinezza ha le sue priorità distorte in ogni tempo e luogo del mondo: l'amore e i ragazzi, le relazioni immaginate, la vita adulta idealizzata, il matrimonio come strumento di evasione e conquista dei propri spazi.
Non fatevi ingannare, però, dall'introduzione lieve e dal carattere leggero della trama. Il cavaliere d'inverno di Paullina Simons è un abile intreccio tra Storia (sì, quella con la S maiuscola) e vicende dei singoli, tra dramma e storia d'amore. E questo fin dal fantomatico pomeriggio del 22 giugno del 1941: Tatiana alza gli occhi dal suo gelato e incontra quelli di Alexander, ufficiale dell'armata rossa, e da lì le cose non saranno mai più le stesse, in ogni senso. Le radio annunciano l'inizio dell'assedio tedesco nella città russa e le vite dei due giovani iniziano ad intrecciarsi – con un'ineluttabilità che è poi la caratteristica fondamentale di questa storia d'amore. Preparatevi a farvi spezzare il cuore. E preparatevi anche ad abbandonare i pregiudizi che di solito ammantano ogni libro che racconta di una relazione e dei suoi struggimenti: questo libro è, sì, soprattutto la storia dell'amore tra Tatiana e Alexander, tra Tatia e Shura per meglio dire, ma il respiro che lo anima è quello di un racconto epico che travalica la loro vicenda e parla a chiunque si sia innamorato davvero almeno una volta nella vita. Come anticipato, il libro si muove bene nel difficile equilibrio tra dramma e sentimento: le numerose pagine dedicate all'assedio di Leningrado – che a volte addirittura indugiano sulle difficoltà immanenti, sulla fame, sul freddo, sui bombardamenti – e poi, successivamente, le descrizioni altrettanto intense delle settimane a Lazarevo, ogni passaggio – grazie anche alla prosa scorrevole della Simmons – ha il pregio di catturare il lettore e tenerlo incollato al libro riga dopo riga, a volte regalando momenti di ilarità, a volte struggimento, a volte compassione.
L'autrice è abile nell'evitare ogni cliché che spesso circonda la narrazione dei sentimenti, ma offre al lettore l'arma più vincente che ha chi scrive: l'onestà. Non esistono artifici o scorciatoie, quella che si dipana sotto i nostri occhi è proprio la storia di un amore, di ogni amore, con tutto il realismo crudo e l'ingenuità che due ragazzi si trovano ad affrontare. Tale caratteristica è tanto più accentuata se si considerano i numerosi tasselli che compongono questa storia: i novecento giorni dell'assedio di Leningrado, narrati in maniera così straziante, i conflitti interiori di Tatiana, la vita fuori che incombe e irrompe con le bombe, la tubercolosi, i segreti e i ricatti, ogni cosa è narrata in modo tale da rendere partecipe e presente il lettore. Ci sono momenti in cui si dimentica della finzione, e si immagina la vita dei veri Shura e Tatia.
Chissà se sono mai esistiti davvero, chissà cos'è successo dopo le vicende narrate. Ma questa storia è di tutti, è la realtà, è vero, e noi partecipiamo ad essa.
VOTO: 5/5
Qualche informazione utile…
Titolo originale: The bronze Horseman
Casa editrice: Sonzogno Editore (ora edito da Rizzoli)
Anno di edizione: 2002
Pagine: 700
Prezzo: 12,35 €
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