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Il popolo degli alberi | Hanya Yanagihara

di Sara Borgio



Avevo sempre pensato, invero, che avrei fatto tesoro di un periodo di vuoto profondo, che avrei saputo riempirlo con agio. Ma il tempo, sto scoprendo, non è fatto per essere riempito a grandi blocchi di vuoto: diciamo sempre che il tempo va amministrato, mentre è l'opposto... Le nostre vite sono piene di piccole occupazioni perchè quei pezzeti di tempo sono la cosa che possiamo dominare.


Avendo amato Una vita come tante di Hanya Yanagihara (di cui ho già scritto la recensione per il blog che potete trovare cliccando qui) non mi sono fatta scappare l’occasione di leggere l’unico altro romanzo edito in Italia della stessa autrice: Il popolo degli alberi.

Le aspettative da parte mia erano, ovviamente, altissime e, purtroppo, sono rimaste disattese.

Ma andiamo con ordine.


Il romanzo ha una costruzione di base interessante ed è forse la cosa che ho apprezzato maggiormente.

La vicenda dello scienziato Norton Perina ci viene in primis presentata da uno dei suoi collaboratori, che fa un cappello introduttivo a tutta la vicenda e ci presenta fin da subito il motivo per cui la storia di Perina vale la pena di essere raccontata: il famoso scienziato insignito di premio Nobel per la medicina è accusato di abusi sessuali.


I capi di imputazione per il dottor Perina, 71 anni, sono tre per strupro e tre per rapporti sessuali con minorenni, due per violenza sessuale e due per messa a rischio di minore. La denuncia arriva da uno dei figli adottivi del dottor Perina.

Il resto del romanzo si presenta come una Memoria di Perina stesso, con importanti annotazioni dell’assistente che ne cura la redazione - fornendo elementi aggiuntivi che fanno sembrare il romanzo un vero e proprio saggio.


La prima volta che Norton Perina visita l’isola sperduta nel Pacifico di U’ivu è un giovanissimo medico con un passato accademico non particolarmente brillante. Per puro caso intraprende l’avventura esplorativa con il sociologo Tallent e la sua assistente Esme alla ricerca della popolazione locale. La natura dell’isola è paradisiaca: durante il viaggio dalla costa all’entroterra scorriamo le pagine nel fitto della giungla dove rigogliosamente crescono specie animali e vegetali sconosciute all’Occidente.


Dell’incontro con la popolazione locale, “primitiva” agli occhi Occidentali, mi ha colpito non tanto la scoperta scientifica che vale a Perina il Nobel - la sindrome di Selene, che permette di vivere come ultracentenari pagando però il prezzo di un decadimento psichico inarrestabile - quanto lo scontro culturale rispetto a quello che reputiamo oggi “giusto” e “normale”.

Il relativismo culturale la fa da padrone,ad esempio, nelle scene in cui si parla del rito di iniziazione alla sessualità per i giovani U’ivuani che, ai nostri occhi, si presenta nettamente come una forma di abuso collettiva su un minore. Ma come si delinea il confine tra giusto e sbagliato? È corretto condannare un rito antichissimo di una tribù primitiva che non ha avuto modo di evolversi dal punto di vista etico e morale, oltre che dei diritti fondamentali?


Dopo la scoperta scientifica della Sindrome di Selene, ovviamente l’isola viene presa d’assalto e viene sconvolta da tutto il peggio che possiamo immaginare: l’impatto sulla natura, sui costumi e perfino sulla dieta appianano tutta la differenza e la ricchezza che caratterizza due civiltà così profondamente diverse tra loro. C’è da chiedersi: qual è il prezzo della modernità?


Forse per il senso di colpa che lo affligge, sentendosi infatti responsabile della notorietà di U’ivu e di tutto quello che ne è conseguito, Perina inizia ad adottare, ad ogni suo viaggio sull’isola, un numero impressionante di bambini (oltre 40!) a cui offre una vita negli Stati Uniti, cure mediche e un’istruzione che mai avrebbero potuto avere restando a U’ivu.


La denuncia arriva da uno dei figli adottivi del dottor Perina.

Il romanzo ha il pregio di riuscire a trattare - quasi come un saggio - una serie di tematiche che sono tra loro strettamente collegate ma, a mio avviso, in modo non sufficientemente approfondito. Forse era nell’intenzione dell’autrice lasciare argomenti come la colonizzazione, la modernizzazione, la natura e la scienza come un lunghissimo prologo a quello che è poi la conclusione della vicenda di Perina. Personalmente, ritengo che la scelta non sia stata indovinata, soprattutto perchè la densità di spunti mi ha distratto da quello che era l’obiettivo principale, ovvero capire se effettivamente Perina fosse colpevole o no degli abusi di cui è accusato.


Sicuramente ci sono degli spunti interessanti ma, purtroppo, mi aspettavo qualcosa di meglio!



 

VOTO: 2/5


Qualche informazione utile...

TITOLO ORIGINALE: The people in the trees

CASA EDITRICE: Feltrinelli

ANNO EDIZIONE: 2020 (prima edizione: 2013)

PAGINE: 434

PREZZO: 18 €

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