di Andrea Colombo
“Acconsento a che si instauri il delitto di sognare. Se sogno, sogno ciò che mi viene vietato. Mi dichiaro colpevole. Mi piace avere torto. Agli occhi della ragione il sogno è un bandito” (Louis Aragon)
Caratteristica comune di tutti gli amanti dei libri o quasi è l’immancabile comodino invaso da libri in attesa di lettura. Questo Ninfee Nere è però ristagnato tra i nuovi acquisti per più tempo del previsto. Acquistato alcuni anni fa in una gelida mattina di febbraio dopo aver superato l’esame di organizzazione aziendale (esame che, ai fini del mio ambito professionale, è utile quanto un libro senza pagine), questo romanzo dell’autore francese Michel Bussi si presentava come un giallo incentrato sul mondo dell’impressionismo e in particolare sul ciclo delle Ninfee di Claude Monet. Non essendo un fan accanito del genere poliziesco e considerando la mia profonda ignoranza in merito alla storia dell’arte, il libro è rapidamente finito nel dimenticatoio. Fino ad alcuni mesi fa, quando, superata una certa ritrosia, mi sono convinto a immergermi in questa lettura.
Le vicende si svolgono a Giverny, piccolo borgo della Normandia dove Claude Monet visse gli ultimi anni della sua vita e dove realizzò il ciclo pittorico delle Ninfee. Qui si intrecciano le vicende delle tre protagonisti femminili del romanzo: Fanette, una ragazzina di 11 anni appassionata di pittura; Stephanie Dupain, la maestra della scuola elementare del villaggio; e una vecchia signora burbera e acida che abita nella torre del paese. La routine quotidiana della tranquilla Giverny viene rotta dal ritrovamento del corpo senza vita di un famoso oftalmologo proprio nel ruscello che alimenta il laghetto che Claude Monet utilizzò per ammirare e dipingere le sue ninfee. Le indagini sono affidate al neo ispettore Serenac, che dovrà combattere l’ostracismo e l‘omertà che regnano tra gli abitanti del luogo.
L’incipit abbastanza lento e la presenza di personaggi e situazioni altamente stereotipate (il tenebroso poliziotto che si innamora della bella maestra) sembravano confermare le mie perplessità.
Eppure.
Eppure la lettura, dopo la presentazione della situazione iniziale, ha iniziato a scorrere più fluida. Bussi ha il grande merito di aver creato un connubio perfetto tra fantasia e realtà, facendo interagire i personaggi con l’intreccio scenico e le vicende reali legate al mondo impressionista. La vicenda non può dipanarsi slegata dalla comprensione e dal racconto della vita di Monet e dal mistero che accompagna la realizzazione delle sue opere, narrazione che non viene fatta pesare dall’autore ma che al contrario rende più interessante e istruttiva la lettura.
Bussi riesce, col prosieguo delle pagine, a creare un’opera impressionista con le parole. La descrizione dei paesaggi trasportano il lettore all’interno di un quadro dai colori pastello e in cui il tempo sembra fermarsi. Se la prima parte del romanzo, coerente e lineare, ricorda l’iniziale produzione delle ninfee, realizzate con macchie di colori nette su campiture regolari, la seconda parte è in grado di sorprendere il lettore; la concretezza sfuma, le certezze diminuiscono e diventa difficile distinguere la verità dalla fantasia, esattamente come negli ultimi dipinti del ciclo Monet elimina ogni prospettiva e ogni sfondo, mantenendo solo le ninfee a fluttuare in uno spazio privo di punti di riferimento.
Attraverso questo percorso si arriva al finale, a mio parere sorprendente e imprevedibile; come un quadro disvela i suoi misteri solo allo spettatore più curioso dopo un’attenta osservazione, allo stesso modo il romanzo con un’inattesa e imprevedibile accelerata narrativa conduce il lettore alla scoperta della verità.
Rovesciando totalmente le mie aspettative, Ninfee Nere ha avuto il potere di stupirmi. Al di là di qualche passaggio scontato e prevedibile, la lettura procede spedita. I personaggi sono ben caratterizzati: tutti, dai protagonisti sino alle figure comprimarie, hanno un ruolo ben definito nello scacchiere costruito dall’autore. L’approfondimento sulla storia dell’arte e sulla corrente pittorica dell’impressionismo non comporta un rallentamento o un’eccessiva pesantezza nella lettura, anzi conferisce al romanzo un tocco di qualità in più. I quadri di Monet sono quasi un personaggio vivo e pulsante nell’intero romanzo, un luogo finzionale che attraversiamo per immergerci nella Giverny narrativa e da cui facciamo il viaggio a ritroso al termine della lettura per tornare nel mondo concreto.
Non ci troviamo di fronte a un capolavoro o a un libro che vuole trasmettere particolari insegnamenti al lettore, ma a un romanzo sicuramente accattivante e coinvolgente, che mi permetto di consigliare a chiunque voglia trascorrere qualche ora immerso in un mondo di colori, di immagini e di dubbi.
“Si finisce sempre per dimenticare. Si dimentica la mattanza, si dimentica la barbarie e si ammira la follia”
VOTO: 4/5
Qualche informazione utile…
Titolo originale: Nympheas Noirs
Casa editrice: e/o
Anno di edizione: 2016 (edizione italiana)
Pagine: 394
Prezzo: 16 €
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