di Ellis Bottazzo
È uno dei trionfi della natura umana, quello di sapere qualcosa e tuttavia continuare a non crederci.
Una delle opere migliori di John Steinbeck, grande autore americano, che vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1962. Il romanzo, edito nel 1952, narra la storia di due famiglie, il Trask e gli Hamilton emigrati in quel pezzo della valle di Salinas, in California, che regala al romanzo tanta poesia quanta ne regalano i protagonisti. Perché di questo si tratta quando ci si approccia a un romanzo di Steinbeck, una poetica quasi disarmante, sia nelle descrizioni che nei dialoghi, ma anche e soprattutto nelle riflessioni dell’autore stesso, seminate sapientemente tra le pagine, sperando forse di trovare terreno fertile per qualche lettore. Qualche lettore che sia in grado anche chiudere il libro per un momento di riflessione su se stesso. Sulla sua vita. Su Dio.
È facile, per pigrizia, per debolezza, rifugiarsi nel grembo della divinità e dire “non ho potuto fare altro, la strada era segnata.” Ma pensate alla superiorità della scelta! Questa sì che fa di un uomo un uomo.
Difficile non farsi rapire sin da subito da uno dei grandi protagonisti della famiglia Hamilton, il patriarca “nonno Samuel”, che nonostante la genialità e l’etereo ottimismo non riesce a sbarcare il lunario, costringendo così la sua famiglia a una vita priva non solo di qualsiasi lusso, ma con un’idea di futuro ben lontana dal sogno americano. Si tratta di uno dei personaggi migliori, ad avviso di chi scrive, mai usciti dalla penna del celebre autore. Spesso in contrasto con il personaggio Cyrus, il controverso capofamiglia Trask. Mentre Cyrus introduce sin da subito elementi di scorrettezza nella sua famiglia, tramandando ad esempio un'eredità rubata, il bonario Samuel, tramanda un'eredità di amore e devozione familiare. Come in effetti il profeta Samuele, Samuel Hamilton mostra intuizione e preveggenza e spesso racconta verità difficili da accettare, e che pur ripudiando gli strumenti di offesa, non esita a usare la forza per risvegliare animi troppo sopiti, o per aprire occhi troppo chiusi per vedere.
Nel suo diario, John Steinbeck ha definito East of Eden "il primo libro", e in effetti possiede una sorta di aura primordiale mitica, che è difficile non paragonare, per certi versi, a una rivisitazione moderna del Libro della Genesi. È infatti presente e dominante in tutta la narrazione, tra le varie trattate, sicuramente la tematica del bene e del male. I parallelismi biblici sono evidenti, a partire dal titolo, fino ad arrivare alle figure dei fratelli Caino e Abele (i due fratelli Trask, Charlie e Adam, così come Caleb e Aaron, hanno le iniziali C e A). Inevitabili anche paragoni con altri capolavori dello scrittore, come ad esempio il tanto acclamato Furore, che per lo più si tende a preferire rispetto a La valle dell’Eden. Si tratta di due libri diversi, per tante ragioni, ed è forse sbagliato metterli a confronto, ma continuando il parallelismo sui binari di una certa epicità, si potrebbe forse paragonare Furore all’Iliade e La valle dell’Eden all’Odissea. Senza scomodare questioni Omeriche di sorta, si potrebbe dire che l’uno è stato scritto in età più giovane, con tutto l’entusiasmo derivante da tale circostanza, con una narrazione da pugno nello stomaco. L’altro invece più ricercato e riflessivo, il romanzo degli ultimi anni, che arriva alla grandezza senza nemmeno troppi sforzi, e fa comunque urlare al capolavoro, ma con un tono meno netto e più gentile. Rimane comunque un grande romanzo, che vale il tempo che richiede per essere letto, e che non delude nessuno, nemmeno i più grandi sostenitori di altri capolavori di questo grandissimo esponente della cosiddetta “Generazione perduta”.
VOTO: 4,5/5
Qualche informazione utile...
TITOLO ORIGINALE: East of Eden
CASA EDITRICE: Bompiani
ANNO EDIZIONE: 2014
PAGINE: 762
PREZZO: 15,20 €
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