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Cambiare l'acqua ai fiori | Valérie Perrin

di Mattia Bertani



Mi piace ridere della morte, prenderla ingiro. È il mio modo di esorcizzarla,così si dà meno arie. Burlandomi di lei permetto alla vita di prendere il sopravvento, di avere il potere.


La pandemia di COVID-19 ha messo a dura prova tutti nel 2020, soprattutto gli esercizi commerciali aperti al pubblico. Durante il periodo di confinamento di marzo e aprile (proviamo ad evitare di usare sempre termini inglesi come lockdown) inizialmente furono chiuse anche le librerie, per poi essere riaperte in un secondo momento e mai più richiuse. La lettura è stata una delle principali attività di molte persone durante il blocco e l’apertura delle librerie ha garantito ad ogni lettore la possibilità di scegliere un libro nel proprio luogo ideale. Le stringenti regole anticontagio hanno indotto tutte le librerie a contingentare l’afflusso degli utenti e la mia libreria di fiducia, per far sì che il momento della ricerca di un libro fosse svolto in piena tranquillità, ha deciso di dare la possibilità di prendere appuntamenti. In pratica: tutta la libreria a tua disposizione. Durante uno di questi appuntamenti, mi avvicinai al tavolo centrale del negozio dove riposavano una ventina di libri tranne uno, posizionato in piedi su di un piccolo piedistallo. Fui colpito dalla copertina, una donna di spalle, con sullo sfondo delle grosse croci sfuocate, tutto in bianconero, tranne dei fiori colorati tra i capelli della donna. Mi girai verso il libraio e gli chiesi “E di questo cosa mi dici?” e lui “Quello è uno dei libri più belli che io abbia mai letto”.


Siamo in Francia, Violette Toussaint (che in italiano sarebbe Ognissanti) è la guardiana del cimitero di una piccola città della Borgogna. Violette abita in una casetta attigua al cimitero, vive sola, a parte un cane e molti gatti, e gli unici uomini della sua vita sono i tre necrofori, i proprietari dell’impresa delle pompe funebri cittadina e il parroco del paese. Si veste di scuro, passa le giornate a pulire le tombe, a cambiare l’acqua ai fiori dei defunti e ad assistere alle cerimonie funebri. Sembra il perfetto ritratto della tipica pazza gattara abbandonata da tutti, ma in realtà Violette sotto i vestiti scuri indossa sempre vestiti colorati, pulire le tombe non è una delle sue mansioni ma lo fa con piacere, ha un piccolo giardino dove coltiva l’orto, cura e vende i fiori, e il salotto di casa sua è un luogo pubblico, tutti i parenti e amici dei defunti possono sostarci, parlare, sfogarsi, e lei è sempre ospitale.


Se dovessimo fare solo quello che ci compete, la vita sarebbe triste.

Violette è sì la guardiana del cimitero, per scacciare alcuni giovani intrusi notturni si traveste addirittura da fantasma, ma è anche la guardiana del ricordo dei defunti: tiene un registro di tutti i funerali, dove indica il nome del defunto, anno di nascita, anno di morte, giorno del funerale e sue condizioni atmosferiche, numero di partecipanti e il testo dell’eventuale orazione funebre. Non ha studiato per sapere che secondo Cicerone La vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi, ma dentro di sé nasconde dei ricordi, segreti, dolorosi, e sa quanto siano importanti. Il cimitero è il luogo per antonomasia infestato da fantasmi, ma nel suo cimitero non ce ne sono.


I soli fantasmi a cui credo sono i ricordi, reali o immaginari che siano.

La quotidianità di Violette viene sconvolta da Julien Seul (Solo in italiano), un commissario di polizia di Marsiglia che deve seppellire la propria madre, da poco defunta, nella tomba di un signore, a lui sconosciuto, che riposa in questo remoto cimitero francese. La richiesta è strana, sia per il commissario, all’oscuro del rapporto personale tra la madre e questo signore, sia per Violette. Julien indaga sulla propria madre ma anche su Violette. Nota fin da subito che sotto i suoi vestiti scuri indossa vestiti colorati, che in lei felicità e tristezza coesistono ma un forte dolore fa prevalere la seconda sulla prima, e ne rimane affascinato. Scava nel passato di Violette e acquisisce molte informazioni, tra le quali l’indirizzo di suo marito. Sì, Violette è sposata, ma il marito è scomparso da molti anni; ha una figlia, che però vive lontano; ha avuto un’infanzia difficile e un’adolescenza molto breve; ma soprattutto convive con un dolore segreto che la blocca fisicamente e mentalmente in quel remoto cimitero francese.


Il lettore è catapultato nella vita di Violette, nel suo passato, tramite continue analessi (sì, lo so, dovrei dire flashback, ma riproviamo ad evitare di usare termini inglesi), e nel suo presente, sconvolto dal sapere che il marito è vivo e nemmeno troppo lontano dal suo cimitero. Il romanzo allora perde le tinte del rosa e assume le tinte del giallo, alla ricerca del motivo per cui il marito sia sparito e capire quale sia il dolore segreto di Violette. E a quel punto il romanzo muta ancora colore e assume le tinte del nero, i brevi echi della felicità quotidiana vengono risucchiati nella tragedia, dal dolore più grande, dalla disperazione dei colpevoli di quella tragedia, da quei fantasmi che realmente esistono.


Penso che mi dispiacerebbe morire mentre sono a metà di un romanzo che mi appassiona.

La ricerca della verità è scandita da capitoli brevi ma ritmati, lo stile dell’autrice è chiaro e sintetico ma esaustivo: fotografa eventi e persone e li trasforma in scrittura. Non a caso Valérie Perrin è una fotografa di scena: come nel suo lavoro riesce a catturare con la macchina fotografica le emozioni delle persone e trasferirle in immagini, con questo libro le cattura con la scrittura. I personaggi, anche se non tanto descritti, hanno tutti un ruolo, nulla è lasciato al caso, tutti compaiono nel momento opportuno e in maniera naturale, come in una sceneggiatura (Valérie Perrin è anche sceneggiatrice).


Romanzo rosa, giallo, nero. Ma anche verde, bianco, rosso, viola, tutti i colori dei fiori di Violette, che bagna ogni giorno. Sono anche i colori dei suoi vestiti nascosti. Sono la felicità che tiene nascosta. L’arrivo del commissario Seul rompe il suo triste equilibrio e la ricerca della verità si trasforma nella ricerca della felicità. Che forse sono anche la stessa cosa.


Valérie Perrin ci mostra quanto possa essere profondo un dolore, in ogni sua forma e in ogni suo pezzo, diverso da una persona all’altra, ma sempre sconvolgente. E come il suo superamento sia fondamentale per vivere il presente. Non lo fa mai però in maniera patetica: le emozioni che la lettura suscita non sono mai coatte, ma molto naturali. Si ride (e mi capita raramente di ridere fisicamente durante la lettura di un libro), si piange, ci si arrabbia, ci si rasserena. Si affrontano tutte le emozioni della vita. Tutti i suoi colori.


L’autrice in Italia non è per nulla conosciuta e solo grazie al passaparola e al consiglio dei librai, come anche nel mio caso, il libro è riuscito a raggiungere il grande pubblico. Cambiare l'acqua ai fiori è stato uno dei romanzi più letti del 2020, soprattutto nel periodo di stretto confinamento. Probabilmente molti lettori si sono sentiti costretti a casa, come Violette lo era nei suoi vestiti scuri, e spero che ognuno possa presto, proprio come lei, guardare al futuro con maggiore serenità, guardare la vita davanti a sé. O come direbbe Violette, la vie devant soi.



 

VOTO: 5/5

Qualche informazione utile

TITOLO ORIGINALE: Changer l'eau des fleurs

CASA EDITRICE: Edizioni e/o

ANNO EDIZIONE: 2019

PAGINE: 476

PREZZO: euro 18,00


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