di Mattia Bertani
La nostra mente è molto più potente della nostra coscienza.
È possibile scrivere un thriller senza che nessuno sia ucciso?
Questo era l’obiettivo di Donato Carrisi quando ideò il personaggio di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze e psicologo infantile, per questo detto anche l’addormentatore di bambini. Carrisi non solo era già riuscito nella sua impresa scrivendo La casa delle voci, il primo libro con protagonista Gerber, ma continua la sua opera dedicando al personaggio una seconda storia, La casa senza ricordi.
In un bosco della Valle dell'Inferno viene ritrovato Nico, un bambino di dodici anni
scomparso da diversi mesi insieme alla madre. Nico sembra stare bene, non è denutrito e i suoi vestiti non sono consumati; della madre però non ci sono tracce.
Dove è stato tutti questi mesi? Che fine ha fatto la madre? Non è possibile avere delle risposte: il bambino non parla, è muto, ma il suo è un mutismo piuttosto inquietante, come se la sua coscienza fosse bloccata nella sua mente. Pietro Gerber è chiamato dal Tribunale a esplorare tramite l’ipnosi la mente del bambino, per trovare risposte e conoscere la sua storia. L’ipnotista all’inizio non riesce nel suo intento e ben presto capisce che la coscienza del bambino è davvero intrappolata.
Apparentemente per caso, Gerber riesce a far scattare qualcosa dentro la mente di Nico che inizia finalmente a parlare, ma le parole che pronuncia non sono sue. Non racconta perché lui e la madre sia spariti e dove si siano stati; non racconta nemmeno dove sia ora sua madre e se sia ancora viva. Nico racconta la storia di un’altra persona, come se questa avesse registrato nella sua mente dei ricordi. I credenti direbbero che siamo di fronte ad un episodio di possessione ma, in questo caso, non serve l’esorcista. Gerber capisce che chi gli sta parlando non è un demone ma è un affabulatore, un altro ipnotista, forse ancora più bravo di lui, che ha ipnotizzato Nico e lo ha programmato per raccontargli la sua storia.
Sì, raccontarla proprio a lui, perché la storia che racconta Nico riguarda un altro bambino che venti anni prima era stato paziente del padre di Gerber, il primo addormentatore di
bambini.
Il protagonista capisce di aver spalancato la porta di una stanza oscura che contiene
un passato lontano e inquietante: ha di fronte a sé il corpo di un bambino, Nico, nella cui mente sono stati inseriti i ricordi di un altro bambino, ora adulto, l’affabulatore. Gerber deve addentrarsi in questa stanza per sapere cosa l’affabulatore vuole da lui e soprattutto per salvare Nico, per liberare la sua coscienza.
C’è un posto dentro di noi, remoto e sconosciuto. Gli ipnotisti lo chiamano la stanza perduta. Nessuno sa esattamente dove si trovi e come ci si arrivi. È una specie di ripostiglio dove negli anni accantoniamo tutto ciò che non ci piace di noi stessi o le scorie del nostro inconscio.
Carrisi ci fa entrare nel labirinto della mente umana, dove nulla è come sembra, dove realtà e immaginazione si sovrappongo ed entrano in conflitto. La narrazione del libro segue proprio questo schema: ciò che all’inizio appariva certo poi non lo è più. Gerber, grande ipnotista, è così coinvolto nel racconto dell’affabulatore tramite il bambino ipnotizzato che sembra quasi mettere in dubbio la sua tecnica e risulta di fatto lui stesso una persona ipnotizza. E così il lettore è portato ad immedesimarsi in Gerber, nel voler sapere smaniosamente la verità e risultando essere ipnotizzato dal racconto dell’autore. E proprio l’autore risulta essere il vero affabulatore, che trascina in profondità la coscienza del lettore nei meandri più oscuri della propria mente per instillare il dubbio: ciò che racconta Nico è vero? È reale? Se fosse vero, sarebbe meglio crederci oppure non crederci? E ai racconti dei bambini, bisogna sempre credere?
La lettura scorre in maniera continua, con continui colpi di scena ed elevata suspense. La scrittura di Carrisi è una scrittura cinematografica, riesce perfettamente a proiettare nella mente del lettore tutte le scene, non solo quelle reali che vivono i personaggi ma anche quelle immaginarie che avvengono nella mente dei personaggi, riuscendo quasi a calibrare perfettamente i colori e la fotografia delle sequenze. L’autore disegna bene i personaggi ma purtroppo dà troppo per scontato le vicende del libro precedente; è possibile leggere La casa senza ricordi senza aver letto il libro precedete ma alcune preziose informazioni contenute ne La casa delle voci rendono più facile e approfondita la comprensione
di alcuni personaggi e situazioni. Donato Carrisi ci mostra come non servano interventi sopranaturali o fantastici per raccontare il male, perché il male è molto più umano di quanto si possa pensare. E come, in un thriller, non servano degli omicidi per suscitare tensioni ed emozioni nel lettore, perché la psiche umana è molto più complessa e pericolosa.
VOTO: 4,5/5
Qualche informazione utile...
CASA EDITRICE: Longanesi
ANNO EDIZIONE: 2021
PAGINE: 400
PREZZO: 22 €
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