di Andrea Colombo
Hannah Green: Grady, ti ricordi, tu ci hai sempre detto che gli scrittori fanno delle scelte. Grady Tripp: Sì? Hannah Green: E anche se il tuo libro è molto bello... anzi, eccezionalmente bello... certe volte, troppo dettagliato. Cioè, le genealogie dei cavalli, di tutti... le ortopanoramiche e tutto il resto... io forse mi sbaglio, ma in certi punti si ha l'impressione che tu non abbia fatto nessuna scelta. Nessuna. E mi sono domandata se non sarebbe stato diverso se quando l'hai scritto tu non fossi stato... sempre strafatto. Grady Tripp: Bene... be', grazie mille del pensiero! Ma, per quanto scioccante ti possa sembrare, non sono il primo scrittore che si fa un po' d'erba. E inoltre ti potrà sorprendere sapere che un libro scritto mentre ero strafatto, guarda caso, ha vinto una sciocchezza che si chiama Premio Pen. Che, tra parentesi, io accettai essendo un tantino strafatto.
Nel nostro gruppo di lettori un interrogativo esistenziale che spesso emerge è: “Quanto è importante la quarta di copertina in un libro?”. C’è chi dice che sia fondamentale, chi pensa che serva solo come amplificatore pubblicitario, chi ancora non la legge per paura di spoiler. Io mi inserisco tra i pensatori che ritengono di vitale importanza questa lettura prima dell’acquisto di un libro. Leggende mitologiche narrano di un me bambino smarrito per ore in una libreria intento a leggere un’infinità di quarte di copertine e ad accumulare libri che non solo mamma non mi comprò, ma che comportarono un divieto di accesso per me nelle librerie per svariati mesi (ma approfondiremo questa storia quando fonderemo anche un blog di mutuo aiuto).
Ebbene, ci sono quarte di copertine che, nella loro concisione e determinazione, riescono a evocarmi immagini, colori e suoni creando un’immediata connessione con il libro e i suoi protagonisti. Situazioni bizzarre, musica jazz, personaggi improbabili e scene grottesche unite a una immancabile amarezza esistenziale: questo è Wonder Boys, romanzo del 1995 dell’autore americano Michael Chabon. Poche righe che proiettano il lettore nel vivo delle atmosfere e delle musiche di un mondo apparentemente lontano ma incredibilmente vicino.
Grady Tripp, protagonista del romanzo e sorta di alter ego biografico di Chabon, è uno scrittore e insegnante universitario arrivato alla classica crisi di mezza età: non riesce a terminare il suo ultimo romanzo dopo sette anni e duemilaseicentoundici pagine, in crisi con la terza moglie e in procinto di avere un figlio con la sua amante nonché rettore dell’università in cui lavora. Grady avrà tre giorni per risolvere tutti i suoi problemi: terminare il romanzo, risolvere i rapporti con la moglie e la sua famiglia nonché prendere una decisione sul suo futuro con l’amante e il figlio in arrivo. Ovviamente a ingarbugliare la situazione ci pensa Chabon, che costringe il povero Grady ad affrontare una serie di situazioni tragicomiche e a incontrare personaggi assolutamente bizzarri: si dovrà scontrare con il suo migliore amico Terry Crabtree, un editor drogato e omosessuale, dovrà fornire un alibi al suo brillante ma bugiardo studente James Leer accusato di aver rubato un vestito di Marylin Monroe e ucciso il cane della sua amante e, senza alcun senso apparente, dovrà pure sbarazzarsi del corpo di un boa scappato dalla gabbia e investito con l’auto.
Chabon è un maestro nell’ideare situazioni memorabili e immagini fulminee, che passano repentinamente dalla comicità e dall’ironia pungente alla riflessione più seria. Se infatti una lettura superficiale non può che garantire scene di divertimento e gag irresistibili, non meno importante è l’alone di incompiutezza e di tristezza che aleggia non solo sul protagonista, ma su tutti i personaggi che compaiono nella narrazione. Tutto è incompiuto nella vita di Grady: il suo romanzo, il suo matrimonio, la sua relazione con l’amante, la sua intera vita; i personaggi secondari, divertenti e splendidamente caratterizzati, presentano tutti delle peculiarità negative: Crabtree è in crisi con il suo lavoro; James si rivela un mentitore e un personaggio subdolo; l’intera famiglia della moglie di Grady, dietro la facciata della riunione per la festività della Pasqua ebraica, nasconde un’anima meschina ed egoista. Questo caleidoscopio di problemi non è però riconosciuto da nessuno di loro, essendo tutti impegnati a organizzare feste improvvisate, consumare droga e marijuana e rincorrere vacue esperienze sessuali di una notte: “Se ti fai un'altra canna, James, troverai buona anche la plastica”.
Grady, Crabtree, James e tutti gli altri personaggi minori si troveranno improvvisamente faccia a faccia con loro stessi: nel giro dei tre giorni della narrazione dovranno risolvere i loro problemi, riallacciare rapporti perduti e soprattutto venire a patti con la loro vita. Tre giorni per passare dall’ adolescenza all’età adulta.
Imperniato sull’eterna giovinezza, sul rifiuto di diventare grandi e sull’anarchia tipica di chi si rifiuta di affrontare la realtà, Wonder Boys sembra affrontare temi banali e già trattati in letteratura. Lo stile di Chabon è tuttavia meritevole di lettura e di approfondimento; con semplicità e abile stile descrittivo incontriamo, oltre ai tre protagonisti, una serie di interpreti minori più o meno stereotipati ma in qualche modo unici nel loro genere: dal travestito alla moderna hippie, dai genitori oppressivi all’audace studentessa, dal capofamiglia ebreo al gangster fallito, tutti rappresentativi di una società americana che fa del disincanto e dell’amara spensieratezza il proprio stile di vita. Un libro che può essere considerato un banco di prova per Chabon per un suo successivo lavoro, il monumentale Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay, romanzo di formazione che segue le peripezie di due fratelli ebrei che, scappati dall’olocausto nazista, si troveranno negli Stati Uniti a contribuire all’epopea del fumetto americano. Come per il più contenuto Wonder Boys, anche in questo caso l’autore ci presenta un intreccio di fatti reali e inventati, con personaggi pittoreschi e rappresentazioni epiche. Se volete affrontare la lettura di Chabon, mi raccomando: leggete prima Wonder Boys e dopo Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay!
Un’ultima nota che mi ha fatto apprezzare ancor di più i due romanzi: Chabon inserisce numerosissimi riferimenti personali e autobiografici. L’interminabile manoscritto di Grady di duemilaseiconudici pagine ricorda il vero blocco dello scrittore che caratterizzò lo stesso autore ai tempi del suo primo romanzo. Storie di formazione sicuramente, ma probabilmente anche di autoformazione, e se un autore mette un po’ di sé stesso nei libri è sempre un segnale di amore per il proprio lavoro e per la scrittura.
Per gli appassionati di cinema (quale io non sono), dal libro è stato tratto l’omonimo film Wonder Boys diretto da Curtis Hanson con Michael Douglas, Tobey Maguire, Robert Downey Jr e Katie Holmes e vincitore anche di un Premio Oscar per la miglior canzone.
VOTO: 4,5/5
Qualche informazione utile...
Casa editrice: BUR contemporanea
Anno di edizione: 2016
Pagine: 359
Prezzo: 12 €
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