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Notturno cileno | Roberto Bolaño

di Erica Delle Curti


E poi si scatena la tempesta di merda.


Se c’è un pregio che questo libro possiede in modo evidente è la capacità di dare lezioni di vita a chi lo legge. Io stessa scorrendo le sue 123 pagine ne ho imparate diverse.

Primo: basta monologhi interiori, flussi di coscienza e sproloqui senza punteggiatura.

Secondo: basta libri senza la benché minima suddivisione in capitoli.

Terzo: basta scegliere libri da sola pensando che sia buona cosa farsi ispirare da titolo e numero di pagine.

Quarto: basta libri che non raccontano una storia con un inizio, uno sviluppo e una fine.

In definitiva: BASTA ROBERTO BOLAÑO E BASTA LETTERATURA SUDAMERICANA (grassettomaiuscolosottolineato).


E la mia recensione potrebbe chiudersi serenamente qui tra gli scroscianti applausi di alcuni dei miei fedeli compagni di lettura e gli insulti malcelati di qualche altro che invece mi direbbe, probabilmente non a torto, che di letteratura io non ci ho mai capito un’acca.

È soprattutto per queste ultime persone che voglio dare una spiegazione plausibile alle mie prime righe, in modo tale da avvalorare la loro tesi e confermare che sì, di letteratura non ci ho mai capito un’acca, ma che leggere Bolaño in questi casi non è che sia d’aiuto.


Il protagonista di Notturno Cileno è un ex-sacerdote e membro dell’Opus Dei, nonché critico letterario, e nel corso della sua vita ("narrata" attraverso i suoi ricordi in punto di morte) ha portato a termine diversi incarichi a mio parere decisamente lontani da ogni logica e verisimiglianza. Ne citerò giusto uno per non togliere a voi il gusto di scoprire gli altri: il nostro don Sebastián Urrutia Lacroix sotto lo pseudonimo di H. Ibacache impartirà lezioni di comunismo a Pinochet e ai membri della sua giunta dopo essere stato "adescato" per le strade di Santiago da due signori che si presentano a lui con il nome di Oido e Aruap.

Meraviglia.

In questo flusso sregolato di pensieri rigurgitati sul lettore senza possibilità di scampo (se non il turpiloquio libero abbinato alla disciplina olimpionica di "lancio del libro sulla più vicina superficie non frantumabile") la media di punti fermi per pagina è uno.

UNO.


Non mancano in pieno stile bolañesco i continui riferimenti a poeti e scrittori cileni o meno cileni, vivi o meno vivi, reali o meno reali. Il che risulterebbe sicuramente accettabile e in qualche forma anche interessante se il lettore fosse un massimo esperto nel campo. Non è il mio caso. E con uno slancio di presunzione aggiungo: neanche il vostro.

Ma Bolaño non si ferma certo a questo. Citare altri autori sarebbe stato troppo poco degno di nota. E allora il mitico Roberto decide che è cosa buona e giusta innestare nei suoi romanzi tutta una serie di auto-assist, inserendo personaggi, storie ed episodi da lui creati e narrati nei suoi libri precedenti. In questo specifico caso il prete protagonista non è altro che un personaggio secondario di un altro scritto di Bolaño con cui ho avuto la sfortuna di avere a che fare nel recente passato: Stella Distante.



Non mi dilungo oltre e concludo il mio mix di validissimi motivi per non leggere, non regalare, non acquistare e non scaricare piratamente questo libro, aggiungendo che se avessi saputo prima che il titolo originariamente pensato per il romanzo era Tormenta de mierda, forse avrei potuto capire fin da subito che non avrei dovuto avvicinarmici. Sfortunatamente per me, Juan Villoro e Jordi Herralde Grau lo convinsero a cambiare titolo in Nocturno de Chile, e tanto basta per capire che nella vita è più importante avere una rete di buone conoscenze che avere buone capacità.


Un pregio vero però questo libro ce l’ha: è l’ultimo pubblicato da Roberto Bolaño.



 

VOTO: 1/5


Qualche informazione utile…

TITOLO ORIGINALE: Nocturno de Chile

CASA EDITRICE: Adelphi

PRIMA EDIZIONE: 2016

PAGINE: 123

PREZZO: 15,00 €

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