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L'onda | Todd Strasser

di Andrea Colombo


È stato molto tempo fa, Laurie. La vedo come una pagina di storia. Non si può cambiare quello che è successo.
Ma non si può nemmeno dimenticare

L’onda è un libro per ragazzi: piccola novità per il nostro blog. Scritto da Todd Strasser nel 1981, il racconto è basato su un episodio realmente accaduto in una scuola superiore di Palo Alto, in California, nel 1969.

Ben Ross, insegnante di storia, di fronte alle perplessità dei propri studenti su come sia stata culturalmente e socialmente possibile l’ascesa del nazismo e del fascismo, e basandosi sull’opinione che una cosa del genere non sarebbe mai più potuta avvenire, organizza un esperimento sociale (la liceità del quale esula da questo ragionamento). Il professore lancia provocatoriamente il movimento studentesco “L’Onda”, che si propone di essere democratico, egualitario e fedele a una serie di regole interne; l’obiettivo dichiarato è creare un gruppo che abbia una propria identità, dove tutti possano sentirsi rappresentati, tutelati e difesi, insomma migliori da chi non ne avesse fatto parte. Come è facile aspettarsi, tale esperimento in pochi giorni degenera: l’Onda finisce per assumere i tratti di un movimento elitario e classista, si dota di un proprio linguaggio e di una propria gestualità, e il professor Ross viene riconosciuto dagli studenti come loro leader morale. Inevitabilmente ne conseguiranno episodi violenza, bullismo e intolleranza verso chi non appartiene al movimento, fino all’epilogo in cui il nostro docente riuscirà a trarre un insegnamento e una morale da questa storia.

Questo racconto, scritto e pensato per adolescenti e preadolescenti, risulta a mio avviso sottovalutato e scarsamente conosciuto. Se per un lettore esperto e adulto la lettura risulta essere scontata nonché prevedibile, il messaggio di fondo propone un’epistemologia che si discosta dai tradizionali scritti relativi alle tematiche del nazismo e della seconda guerra mondiale. Tradizionalmente, molti dei romanzi incentrati su questa buia pagina della nostra esistenza propongono testimonianze, vicende e racconti storicamente ambientati e determinati. L’onda invita a una riflessione più sottile e psicologica: perché l’ideologia nazista ha avuto inizio? E perché si è diffusa in un apparente sentimento di noncuranza da parte della popolazione? Una risposta a queste domande l’ha già fornita Hannah Arendt nel suo La banalità del male: il male si diffonde perché banale, subdolo, perché la nostra mente sembra assuefarsi in una realtà distorta. È così che un personaggio terribile della storia contemporanea, Adolf Eichmann, uno dei più noti gerarchi nazisti, ci viene proposto dalla Arendt come un uomo educato, solo e indifeso, la cui unica colpa è stata quella di “dover obbedire agli ordini”. Todd Strasser provoca il lettore, ricreando a livello micro una situazione che ha portato il mondo sull’orlo del baratro, mostrando che la psicologia alla base dell’identità del male è la stessa: la formazione di un noi contro loro, la fiducia cieca in un leader, parole e gesti identificativi che estremizzano le (supposte) differenze.

La genesi del male e della cattiveria dunque; l’invidia e la meschinità; il sentirsi superiori e il giudicare gli altri persone da escludere o, alla peggio, da eliminare. Un testo potentissimo per la mente in formazione degli adolescenti; ma una lettura che può smuovere il pensiero anche dei più grandi, soprattutto in un periodo storico come questo. Da un anno la situazione pandemica ci ha costretto a modificare le nostre abitudini e il nostro quotidiano. Non ci guardiamo più negli occhi, se non attraverso uno schermo a cristalli liquidi. Abbiamo abbandonato la fisicità delle strette di mano, degli abbracci e dei saluti tra amici. Abbiamo perso il profumo di un caffè con i colleghi e la bellezza della voce delle persone che amiamo se non con l’interferenza di una cassa. Tutto questo in nome della salute collettiva, un bene necessariamente superiore; ma dobbiamo sforzarci di non perdere almeno l’empatia, di non chiuderci nella fortezza di noi stessi. Perché questo è il primo passo verso l’autoreferenzialità, verso l’aggressività. Verso il male, che a piccole dosi si instilla dentro le persone. Il nazismo aveva i propri codici, la propria pedagogia intesa come modello di apprendimento: e non si può dire che questa ideologia non sia stata, purtroppo, un trionfo dal punto di vista pedagogico. La classe di storia del professor Ross si dota di gestualità, motti e regole che la fanno precipitare in una spirale autopropulsiva. Nel nostro presente abbiamo un virus che ci costringe a stravolgere le nostre esistenze, rendendoci schiavi di gesti innaturali (o non gesti?), di competizioni tra categorie alla caccia di colpevoli identificati alternativamente con lo straniero, il runner, i bambini, e in balia di social network eretti a moderni simulacri e oracoli di verità. Le parole, essenza della socializzazione, perdono il loro fondamento diventando veicoli di fraintendimenti e barriere.

Rileggendomi, forse offro un quadro eccessivamente negativo. Accanto a questi pensieri non mancano esempi virtuosi di coraggio e speranza, in primis i ragazzi con cui tutti i giorni ho la fortuna di lavorare. Ma penso sia importante riflettere sull’origine di tutte le distorsioni che vediamo quotidianamente. Perché riflettere porta alla conoscenza, e la conoscenza porta alla consapevolezza. Ed essere consapevoli del mondo attorno a noi è il primo passo per far riemergere la bellezza che nell’ultimo anno ci sembra nascosta. La stessa consapevolezza che farà nascere il signor Ross tra i suoi alunni.



 

VOTO 3/5


Qualche informazione utile

TITOLO ORIGINALE: The wave

CASA EDITRICE: BUR

ANNO DI EDIZIONE: 2019

PAGINE: 156

PREZZO: 10,00 euro


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