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L'interprete | Annette Hess

di Mattia Bertani



Mai questo Reich, questo regno, avrebbe potuto funzionare in modo così universale, se la grande maggioranza non vi avesse partecipato.


Il 27 gennaio del 1945 i soldati sovietici liberarono il campo di concentramento nazista di Auschwitz: quel giorno, la più grande strage compiuta in un unico luogo della storia, terminò. Oggi, 75 anni dopo, tutta l’Europa ricorda questa tragedia ma, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, in Germania questo ricordo faticava a trovare spazio nella società tedesca, sconvolta da un doppio senso di colpa: non solo per il male compiuto, ma anche per il fatto di doverlo raccontare ai propri figli.

È il 1963 e siamo Francoforte. Eva Bruhns, giovane interprete dal polacco, è chiamata d’urgenza dalla sua agenzia per tradurre le parole di un anziano signore la cui testimonianza è ritenuta fondamentale per un processo. Eva si aspetta di avere a che fare con una banale questione commerciale, suo solito campo di lavoro, ma il contenuto delle parole di questo anziano polacco la sorprendono: parla di fatti accaduti durante la guerra, di campi di reclusione, di baracche, di persone asfissiate col gas. Di cosa sta parlando quest’uomo? Cosa sono questi campi di reclusione? E cosa c’entra il gas? Sono alcune delle domande che nascono nella mente di Eva e che provocano subito stupore nel lettore il quale, ben conoscendo i fatti narrati da quell’uomo, non può che pensare come fosse possibile che, a vent’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, in Germania, vi fosse qualcuno non a conoscenza degli orrori commessi dal Nazismo nei campi di concentramento.

Nei giorni successivi Eva scopre che quel signore polacco è uno dei testimoni non di un processo qualsiasi, ma del primo processo per i crimini compiuti dai nazisti ad Auschwitz celebrato in Germania, il primo davanti ad una corte di giustizia tedesca, quello che è passato alla storia come il processo di Francoforte Auschwitz o secondo processo di Auschwitz (il primo fu celebrato in Polonia).

Alla protagonista, totalmente ignara dei fatti avvenuti ad Auschwitz, viene proposto l’incarico di interprete per i testimoni polacchi del processo e ne parla con i propri genitori, i gestori di una piccola osteria, i quali si dimostrano però totalmente sfuggenti ad ogni domanda e la invitano a star lontano da quel processo e da quegli avvenimenti, accaduti molti anni fa. Anche il suo fidanzato non vuole che accetti questo incarico, contrario che una donna, prossima al matrimonio, lavori. Eva è infastidita dei silenzi dei suoi genitori e respinge il ruolo che vuole imporle il suo futuro marito e quindi accetta: farà da interprete per i testimoni del processo, o meglio, per i testimoni di Auschwitz.

Il processo inizia e sul banco degli imputati vi sono ventidue uomini che però non sono mai chiamati per nome: nelle udienze sono indicati con dei numeri e nella narrazione l’autrice li menziona solamente col proprio lavoro, es. il farmacista, perché questi ventidue non sono solo loro stessi, sono chiunque, chiunque abbia commesso gli orrori del Nazismo e chiunque vi abbia partecipato. Per la prima volta la Germania è giudicata dalla stessa Germania per il suo passato nazista.

Il racconto delle udienze non è minuzioso ma essenziale, al centro dell’attenzione ci sono le testimonianze dei superstiti polacchi che descrivono gli avvenimenti di Auschwitz in prima persona, con dolore, rabbia, disperazione, e tutte le loro parole sono tradotte da Eva, con una doppia interpretazione, sia letterale che emozionale: Eva traduce le parole e le vive dentro di sé, le interpreta, ci trasmette il suo smarrimento, quello di una donna della generazione successiva a quella del Nazismo che sente per la prima volta gli orrori di quel periodo.

L’autrice racconta tali orrori con molta delicatezza, tutti i testimoni sono simboli non solo di resistenza ma anche di dignità: nulla è più forte di una vittima che è sopravvissuta ai suoi carnefici e che si staglia davanti a loro nella propria piccola grandezza.

Le vicende personali di Eva, che occupano la prima parte del libro, si mescolano con quelle del processo, che occupano la seconda, tanto da farle sorgere forti sospetti sulle persone a lei molto vicine, come se possano essere in qualche modo collegate ai delitti del Nazismo.


Quelli? Chi sono quelli? E voi, cos’eravate voi? Voi ne facevate parte. Anche voi eravate quelli! Voi lo avete reso possibile. Voi non avete ucciso, ma lo avete permesso. Non so cosa sia peggio. Ditemi cos’è peggio!

L’interprete di Annette Hess è un romanzo storico ma anche di formazione, Eva alla fine del processo sarà una nuova persona, come donna e come cittadina tedesca, pronta ad affrontare il futuro ma soprattutto il passato, andandolo direttamente a trovare, recandosi ad Auschwitz. I personaggi secondari, i suoi genitori e il suo fidanzato, sono fin troppo secondari, sempre sullo sfondo e molto poco ben delineati: l’attenzione è sempre su Eva, interprete delle parole dei superstiti e interprete dello sbigottimento del popolo tedesco a queste parole.

Nella Germania del 1963 il muro di Berlino era già alto da due anni ma il muro del silenzio sulla tragedia del Nazismo c’era già da molti anni prima e il processo di Francoforte servì per iniziare ad abbattere questo secondo muro, per raccontare ciò che era avvenuto negli anni Trenta alla generazione successiva e per ricordare alla generazione che aveva vissuto il Nazismo che ci aveva anche convissuto.

Il titolo originale del libro, Deutsches Haus (la Casa Tedesca), è anche il nome del ristorante dei genitori di Eva e rappresenta quello che era probabilmente una vera casa nella Germania degli anni Sessanta, coi genitori che vogliono dimenticare il passato e i figli che se lo ritrovano e ne sono tormentati. Perché, benché il diritto ci insegni che la responsabilità penale è personale, la morale e i miti ci raccontano, da sempre, che le azioni sbagliate dei precedenti tormentano, purtroppo, i discendenti.




 

VOTO: 4/5


Qualche informazione utile…

Titolo originale: Deutsches Haus

Casa editrice: Neri Pozza

Anno di edizione: 2019

Pagine: 315

Prezzo: 18,00 €

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